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Periodico parrocchia del Ss.Antonio Abate e Francesca Cabrini - Sant'angelo Lodigiano
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Santa Messa della Domenica


  

6 Ottobre 2024


XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B


  LITURGIA DELLA PAROLA 



  Prima Lettura

  I due saranno un’unica carne.


  Dal libro della Genesi  (Gn 2, 18-24)

Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda».

Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.

Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.

Allora l’uomo disse: 

«Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. 

La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta».

Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.

Parola di Dio.   


 

Salmo Responsoriale  Dal salmo 127

Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.


Beato chi teme il Signore

e cammina nelle sue vie.

Della fatica delle tue mani ti nutrirai, 

sarai felice e avrai ogni bene. R.


La tua sposa come vite feconda 

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti d’ulivo 

intorno alla tua mensa. R.


Ecco com’è benedetto

l’uomo che teme il Signore.

Ti benedica il Signore da Sion. R.


Possa tu vedere il bene di Gerusalemme 

tutti i giorni della tua vita!

Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!

Pace su Israele! R.

 


Seconda Lettura  

Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine.

Dalla lettera agli Ebrei (Eb 2,9-11)

Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.

Conveniva infatti che Dio - per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria - rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza.

Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.

Parola di Dio. 


  Canto al Vangelo (1Gv 4,122)5


Alleluia, alleluia.

Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi 

e l’amore di lui è perfetto in noi.


Alleluia.



  Vangelo   
  L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.


Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,2-16) 

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».

Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».

A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.


Parola del Signore.




Messaggio del Parroco


Carissimi

celebrare la “Vittorina” potrebbe risultare anacronistico e persino fuorviante. La festa, infatti, ribattezzata come memoria della Madonna del Santo Rosario, nasce come festa di “Nostra Signora della vittoria”. A che vittoria si riferisce? Fu papa Pio V a decidere di dedicare a Maria la festa del 7 ottobre, attribuendo a lei la vittoria schiacciante ottenuta dalla flotta della Lega Santa, su quella Ottomana nella famosa battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571. Un evento che segnò indubbiamente la storia ed anche il destino del cristianesimo in Europa. L’impero turco fu fermato nel suo disegno espansionistico e con esso l’islamizzazione delle nostre terre cristiane come già avvenne per quelle nordafricane affacciate sul mediterraneo. Anche quella però non fu in realtà una guerra di religione perché, se non ci sono in ballo soldi e potere, difficilmente gli uomini si scannano in nome del loro Dio, teniamolo bene a mente anche per interpretare le guerre dei nostri giorni.

Festeggiare la “Vittorina” con il suo significato storico sembra mettere oggi molti fedeli a disagio ad eccezione di qualche nostalgico che desidererebbe invece vedere la Madre Celeste impegnata ancora a fermare le orde di immigrati, visti come degli invasori che gradatamente, ma inesorabilmente finiranno per prendere il nostro posto.

Ciò che possiamo considerare una Grazia, una Grazia che vale sempre e per tutti e che possiamo ancora sperare di ottenere da Maria “aiuto dei cristiani”, è la vittoria della libertà e dell’indipendenza sul tentativo di conquistare delle terre con le loro ricchezze da parte di un potere straniero e dispotico, come pure impedire l’imposizione forzata di un credo religioso. Libertà, indipendenza, democrazia, libertà religiosa sono valori che i popoli europei hanno maturato lottando per essi contro ogni potere che calpesta la dignità degli uomini in nome dell’avidità e della supremazia. La vittoria che desideriamo oggi ottenere da Maria è quella della Pace e della concordia tra le nazioni.

Il “male” anche a Sant’Angelo non sono gli stranieri che abitano fra noi, ma la mancanza di regole e l’incapacità di farle rispettare; una politica internazionale ed europea fragili, incapaci di affrontare seriamente il fenomeno delle migrazioni a partire dalle sue cause; la fatica dell’integrazione; la perdita della nostra identità culturale; la difficoltà a mettere al mondo dei figli; le paure che ci allontanano; l’incapacità di coinvolgerci tutti in un processo fatto di reciproco rispetto ed accoglienza, così da immaginare un futuro fatto di serena e pacifica convivenza.

Di Grazie a Maria attraverso la preghiera del S. Rosario ne abbiamo ancora molte da domandare. Come non affidare a lei che è madre di tutti coloro per i quali Cristo è morto in croce, dunque di ogni uomo, la grazia di saper finalmente riconoscere nel volto dell’altro uomo non quello di un nemico, ma di un fratello? Come non chiedere a lei il dono di veder spenti i conflitti che ancora imperversano nel mondo? Come non chiedere che ogni prevaricazione, ogni ingiustizia sia bandita e che i poveri possano condividere con dignità ciò che Dio ha donato all’umanità non per arricchire solo alcuni e affamare altri fino alla morte?

A Maria affidiamo anche le nostre comunità, perché aiuti anche noi a superare le nostre fatiche nell’accettare, nell’accogliere, nel vivere con sincerità e con dedizione le nostre relazioni. Mentre ci stracciamo le vesti per l’incapacità della diplomazia di far tacere la voce prepotente delle armi che sparge vittime tra gli innocenti, non ci rendiamo conto di quanta ipocrisia c’è in noi, incapaci di andare oltre, di perdonarci a vicenda, di sopportarci a volte nei lati più spigolosi delle nostre personalità, ma subito pronti a giudicare, ad accusare, criticare e spargere zizzania dimenticando che Gesù ha detto essere il “Nemico” a farlo e cioè il Diavolo e i suoi servitori.

C’è una Grazia speciale che in questa domenica desideriamo tutti quanti chiedere al Signore per intercessione della Vergine: lunga vita e salute al nostro caro mons. Antonio Poggi che ha raggiunto il traguardo dei 90 anni. Tra noi è il sacerdote che da più tempo è qui a Sant’Angelo dove continua a svolgere in modo esemplare il ministero sacerdotale. Spesso ne rimango io stesso edificato! Don Antonio è davvero un bravo sacerdote che ancor oggi, nonostante la tarda età, riesce a mostrare passione, dedizione, cura sia nel celebrare, sia nelle sue omelie e catechesi. È un vero dono poter contare ancora su di lui, la sua testimonianza di vita sacerdotale, il suo spessore spirituale, la disponibilità che dimostra specie per il confessionale. Auguri Monsignore, titolo che conviene certamente più a te che a me, non fosse altro che per gli onorevoli anni di servizio alla Chiesa, ma ancor di più per la tua perseveranza, la disponibilità, la fraternità che dimostri anche a noi sacerdoti. La simpatia che godi da parte dei santangiolini lo dimostra e lo conferma. Il Signore ti benedica, ti colmi delle sue delizie e tu possa essere ancora per noi e fra noi pastore d’anime.


Il vostro Parroco don Enzo. 



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